Rischi dei movimenti ripetitivi: 10 consigli per evitarli

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I movimenti ripetitivi sono tali se si sviluppano in cicli di lavoro brevi e ricorrenti e in cui le stesse azioni si ripetono per il 50% o più del turno. Se non gestiti correttamente, i compiti ripetitivi possono generare il cosiddetto sovraccarico biomeccanico ovvero una sollecitazione eccessiva degli arti coinvolti nei movimenti (tipicamente braccia, mani e spalle) e, di conseguenza, dolori o patologie muscolo-scheletriche a breve e lungo termine.
Questo può essere evitato adottando alcuni accorgimenti preventivi e operativi, utili a tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori: vediamoli insieme.

10 consigli pratici per ridurre il rischio da movimento ripetuto

Il movimento è sostenibile se non è troppo veloce e troppo continuo, e se i muscoli e le articolazioni hanno il tempo per recuperare senza affaticarsi. Ogni mansione deve essere analizzata singolarmente per capire se i movimenti svolti con mani e braccia sono molti o pochi, lenti o rapidi. Esistono però alcune buone pratiche che è sempre consigliabile adottare.

1. Dosare bene la forza

Nelle attività con movimenti ripetitivi delle braccia e della mano, è necessario dosare la forza impiegata e gestire adeguatamente la presa degli oggetti. La forza è sicura se è inferiore a quella necessaria per tenere un oggetto del peso di 200 g con le dita o di 2 kg con la mano intera, in buona presa. 

Quest’ultima è fondamentale e, per questo, è sempre consigliabile organizzare il lavoro e scegliere gli strumenti in modo da poter garantire sempre una buona presa, evitando le posizioni scomode. La posizione scomoda, infatti, riduce anche la forza. Ad esempio, in punta di dita la forza è pari solo al 25% di quella esercitata con la mano intera. Allo stesso modo, a polso piegato, si è costretti a usare più forza, aumentando così il rischio di sforzo fisico eccessivo. In questi casi, è necessario ridurre il tempo di lavoro in punta di dita e usare la forza solo con presa adeguata.

Prese svantaggiose se si applica forza o se mantenute a lungo (perché si usano solo i piccoli muscoli delle mani e non quelli più forti dell’avambraccio).

2. Prestare attenzione alla frequenza dei movimenti

Anche la frequenza ha un ruolo essenziale tra i fattori di rischio dei movimenti ripetuti. Il lavoro ripetitivo delle braccia e della mano può essere infatti ritenuto sicuro se non è troppo rapido e se ogni 30 minuti di lavoro sono previsti (e attuati), dei momenti di recupero.
Questi possono includere interruzioni del compito (pause) o variazioni dell’attività: la rotazione su più compiti di lavoro può infatti consentire il recupero.
In ogni caso, il rapporto ottimale tra periodi di lavoro ripetitivo e periodi di recupero è di 5 a 1 e un periodo di recupero è ottimale se avviene almeno ogni ora di lavoro ripetitivo.

3. Adottare posture corrette

Se possibile, non superare mai l’altezza delle spalle, sia durante la movimentazione di carichi, sia in attività con carichi leggeri, anche se in posizioni statiche. La posizione del braccio all’altezza o al di sopra delle spalle è la prima causa di malattie da sovraccarico biomeccanico alla spalla, a sua volta la seconda sede per frequenza in cui si manifestano.
Sono posture scorrette anche l’estensione del braccio in avanti con il busto altrettanto piegato in avanti ed eventuali movimenti in posizioni estreme della spalla (di lato, dietro o dall’altro lato del corpo). Organizzare il posto di lavoro in modo da non andare spesso con la mano sopra la linea delle spalle è quindi molto importante.

4. Organizzare bene la postazione di lavoro

Per garantire un lavoro ripetitivo ma sicuro è necessario infatti che la postazione di lavoro sia configurata in modo da limitare il rischio da sovraccarico biomeccanico. Questo include, ad esempio:

  • la collocazione ravvicinata degli oggetti di maggiore utilizzo e di quelli più pesanti per ridurre il percorso delle braccia; 
  • la presenza di un rulliere per lo spostamento dei materiali e di piani girevoli per porgere i materiali ad una distanza orizzontale confortevole; 
  • la sistemazione degli strumenti e dell’eventuale oggettistica presente (compresa la merce) in modo da evitare frequenti rotazioni o flessioni del busto;
  • l’utilizzo di mensole e contenitori inclinati per migliorare il prelievo dei materiali; 
  • la regolazione dell’altezza dei piani di lavoro sulla base del compito e dell’altezza della persona.

Non vanno poi trascurate operazioni accessorie, come ad esempio le pulizie, che devono essere svolte facilmente all’interno dello spazio di lavoro.

5. Usare gli arti superiori con attenzione

Attenzione anche alle attività che richiedono l’esercizio di forza con le mani, con le braccia e con le dita in movimenti ripetitivi perché potrebbero causare malattie da sovraccarico del gomito, delle dita e sindrome del tunnel carpale.
L’utilizzo di strumenti in abbinamento alla forza fisica, con l’obiettivo di ridurla, e l’impiego di attrezzi leggeri, con una buona impugnatura, senza vibrazioni e compressioni localizzate sulla mano e in buono stato di efficienza, possono aiutare a ridurre i rischi per la salute. 

6. Non trascurare i fattori aggiuntivi

Oltre a quelli elencati, esistono fattori aggiuntivi che aumentano il rischio o rendono meno efficiente l’azione come, appunto, l’uso di strumenti vibranti, o di guanti che possono impedire o impicciare il movimento delle dita, o anche azioni specifiche come dare colpi con la mano, utilizzandola come fosse uno strumento di lavoro.

7. Considerare i fattori psicosociali

Adeguati stili di vita anche al di fuori del lavoro, quindi inerenti l’alimentazione, l’attività motoria, il fumo e così via, non sono solo fondamentali per contrastare malattie croniche, ma possono anche favorire il mantenimento della capacità di lavoro biomeccanico nel tempo.

9. Favorire la partecipazione dei lavoratori

Un “approccio ergonomico partecipativo” può aiutare a sensibilizzare i lavoratori e a renderli più responsabili nei confronti di se stessi, degli altri e del luogo di lavoro, facilitando l’individuazione condivisa di rischi e soluzioni. Cosa si intende con questa espressione? L’approccio ergonomico partecipativo prevede il coinvolgimento pratico dei lavoratori nella pianificazione e nella gestione delle attività lavorative, anche attraverso attività di comunicazione mirata condotte e condivise dai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza.

10. Progettare per la prevenzione

Infine, la progettazione per la prevenzione del sovraccarico biomeccanico implica il rispetto dei principi ergonomici di usabilità, efficienza, affidabilità e semplicità, fin dalla definizione degli spazi di lavoro e con l’obiettivo di ottenere il migliore adattamento del lavoro all’uomo. 

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